Cosa è diventato abitudine, cosa no e cosa vorrei far diventare parte della mia routine
L’anno scorso in questo periodo pubblicavo il mio primo bilancio sulle scelte più sostenibili. Oggi, dopo altri 12 mesi, voglio raccontarti come si è evoluto questo percorso di due anni e cosa significa davvero per me vivere con abitudini più consapevoli.
Ho scelto di parlare di abitudini e non più solo di scelte, perché la differenza è proprio questa.
Molte azioni che prima erano volontarie, oggi sono diventate parte naturale della mia quotidianità.
Sostenibilità: una normalità con qualche eccezione
La sostenibilità ormai è un filo conduttore nelle mie giornate, anche se sono ben lontana dall’essere perfetta.
Non sono riuscita a eliminare del tutto la plastica monouso. Qualche volta mi capita di comprare frutta o verdura in confezioni di plastica, ma solo quando non ho alternative pratiche o vicine (a piedi). E acquisto altri alimenti confezionati, cosmetici e prodotti per il make up in plastica.
Però, se possibile, scelgo l’alternativa più sostenibile. E a volte cambio acquisto se non c’è.
Questa flessibilità per me è stata la chiave. Non si tratta di rinunce forzate, si tratta di fare il meglio che si può, senza ansie, estremismi e senza voler raggiungere tutto subito. 
Cosa è diventato abitudine
Diverse pratiche sostenibili sono ormai radicate nella mia routine:
- cosmetici solidi: ormai li preferisco per ogni nuovo acquisto. Il portasapone che avevo preso due anni fa è ancora nella doccia. E se ne è aggiunto un altro, con i prodotti solidi di Ivan. Anche in cucina e bagno uso saponi solidi, tenendo un liquido in bagno solo per mia mamma, che è più tradizionale
- frutta/verdura di stagione e solo italiane: sulla stagionalità non transigo più. Lo scorso inverno non ho mai comperato pomodori, zucchine, melanzane o peperoni fuori stagione. Nonostante li adori. La mia spesa segue il calendario naturale e questo influenza anche i miei piatti quotidiani. Che stabilisco in anticipo prima di fare la spesa. Riducendo così spreco e acquisti superflui. Per la provenienza prediligo il km 0. Se non è disponibile, basta che siano di provenienza italiana. Eccezione: le banane ogni tanto
- frutta e verdura sfuse: scelgo quasi sempre frutta e verdura senza imballaggio, salvo qualche raro caso per qualità, comodità o mancanza di alternative. Come per le fragole, che spesso sono in plastica, anche al mercato e da iN’s a volte prendo qualcosa in quei packaging in carta con solo l’involucro in plastica
- contenitori riutilizzabili: uso i contenitori in vetro o in plastica per conservare avanzi, cibi porzionati o preparati in anticipo. E i barattoli vuoti di vetro per organizzare legumi, frutta secca, conservare il pangrattato o surgelare. Dal soffritto all’aglio in spicchi, che prima mi andava sempre a male
- shopper in tessuto: non le amavo, anzi, direi proprio il contrario e oggi ne porto sempre almeno una in borsa. Non uso più buste monouso per la spesa, né quelle plastificate dei supermercati, immancabili per anni. Quelle biodegradabili del supermercato le usiamo solo per l’organico, perché più pratiche e meno costose dei sacchetti specifici
- veline e fazzoletti riciclati: oltre a usarli molto meno di un tempo ormai li scelgo solo riciclati. Quelli che trovo da DM mi piacciono molto e hanno un ottimo prezzo. Cerco di organizzarmi per non rimanere mai senza e non doverne acquistare di meno sostenibili
- asciugatutto e carta igienica certificati Ecolabel: immancabili nei miei finti. Ho abbandonato da tempo le versioni super bianche e la mia amata carta igienica Foxy (o Regina). In alcuni casi, come con la Bobina Carta Calla ho scoperto alternative ancora più durature e restistenti, oltre che sostenibili
- riciclo bottiglie ai compattatori: ogni bottiglia di plastica che portiamo al compattatore è un piccolo risparmio di CO2 e una certezza di riciclo. Ad oggi con le 1150 bottiglie conferite abbiamo “cresciuto un albero”, riciclato 22,2 kg di PET e risparmiato 3,81 kg di CO2. Purtroppo non ho ancora eliminato l’acqua in plastica (qui il perché), però mi assicuro che venga riciclata correttamente. E vengo anche ripagata con i buoni spesa
- mutande mestruali: le uso ormai da otto mesi, principalmente di notte. Sono comode, durature, pratiche da lavare e non ci si sporca. A differenza di quello che pensavo. Ancora non le uso di giorno e ci tornerò tra poco. Proprio ieri ho fatto un veloce aggiornamento nel mio canale Instagram, dopo averle lavate appena sveglia. Uno dei migliori acquisti di sempre
- detersivi in polvere e in pastiglie: non sono ancora facilissimi da trovare, però la maggior parte dura tanto e così copro quasi tutte le mie esigenze per la casa. Limitando l’uso di plastica e ordini online troppo frequenti. Per il bucato preferisco il detersivo in polvere a quello in fogli, di cui ero entrusiasta, ma informandomi ho trovato pareri contrastanti lato sostenibilità. Vedo nuove uscite interessanti e sono fiduciosa. Ad esempio sto aspettando di trovare al supermercato le Bombe Piatti in polvere Smapiù con packaging in carta.
Cosa non sono riuscita a far diventare abitudine
Non tutto è andato come speravo. Anche se la maggior parte di quello che avevo raccontato a un anno è rimasto e non l’ho ripetuto qui sono per non creare un articolo quasi uguale, qualche passo indietro l’ho fatto. Senza drammi:
- detersivo per piatti solido: senza lavastoviglie li finisco piuttosto velocemente e quelli solidi che ho provato (e preferito) sono poco reperibili e costosi in rapporto alla durata di poche settimane. Quindi negli ultimi mesi sono tornata a ricariche sostenibili, più pratiche, economiche e durature. Confido però nelle nuove polveri in carta o in nuovi solidi
- mutande mestruali di giorno: come ho detto poco fa, le uso soprattutto di giorno. Lavorando da casa però riuscirei a gestirle bene anche di giorno. E non solo il primo e l’ultimo come ora. Purtroppo il comfort degli ultimi vent’anni e più con gli assorbenti interni, che evitano di percepire il flusso, è difficile da abbandonare. Però non voglio desistere
- dentifrici in alluminio: ho provato a sostituire quelli in plastica, ma mi (anzi ci) hanno provocato sensibilità dentinale, come ti avevo già detto qui molto tempo fa. Niente di nuovo, visto che mi capita anche con quelli in plastica, perciò resto fedele all’unico che per ora non mi crea questo problema. Il Peribioma Biorepair, che alterno al classico Biorepair per Ivan. Per fortuna in plastica riciclabile, però avrei preferito altri materiali
- carte cerate: di quelle che avevo acquistato all’inizio mi è rimasta la più piccola e non le ho ricomprate. Il costo e l’uso limitato dai contenitori mi hanno frenata. Non escludo di acquistare in futuro un rotolo, così da ricavarne alcuni fogli grandi, utili per teglie e piatti da portata, per cui uso ancora le pellicole. Per alcune ciotole o piatti ho acquistato un set di coperchi in silicone, che mi aiutano a usare meno pellicole per le soluzioni che non hanno una loro chiusura
- pellicole monouso compostabili: eccole qui, le uso decisamente meno, cercando anche di riutilizzarle, però restano una necessità in alcune situazioni. Per i dolci sono tornata a imburrare e infarinare le teglie, però se ho impasti che cuocio nel cerchio apribile e rischiano di colare, uso la carta forno. Non sono passata al tappetino in silicone, perché la classica teglia da forno non la uso quasi più, perché ho spostato quel tipo di cottura in friggitrice ad aria. Sia carta forno che pellicola trasparente le scelgo compostabili. La carta stagnola invece non la uso da quasi 10 anni.
- spugne compostabili: difficili da trovare e costose, le uso sporadicamente, perché le trovo solo da Naturasì, che non frequento abitualmente. Ammetto che in parte è una questione di pigrizia da combattere. Potrei ogni tanto andare apposta da Naturasì e magari approfittare di qualche promozione. Cercherò di farlo. Non l’ho fatto però negli ultimi 12 mesi.
Cose che voglio far diventare abitudine
Guardando avanti, ci sono alcune pratiche che vorrei inserire:
- usare la borraccia: il classico punto di partenza per tutti, eppure ancora un passo che non ancora fatto. Lavorando da casa e avendo tutto raggiungibile a piedi in pochi minuti non porto mai l’acqua con me, se non in casi di spostamenti in treno, trasferte di lavoro o di relax. So che devo abituarmi a farlo anche solo per quelle occasioni
- make up più sostenibile: vorrei ampliare la mia base trucco con prodotti in packaging più ecologici. Matitoni e confezioni ricaricabili ad esempio. Mantenendo però alta performance e buona scelta di tonalità. Cosa che ancora non è così facile
- acquistare più sfuso: non solo frutta e verdura, anche alimenti di vario genere e detersivi. Andando direttamente in negozio con i miei vuoti. Sono diversi i negozi sfusi in molte città. Non nella mia purtroppo, o almeno non ancora. Spero che questo cambi e nel frattempo potrei organizzarmi per un ordine online ogni tanto almeno per i prodotti secchi
- condividere di più: voglio essere più costante nel raccontarti le mie abitudini e scoperte, perché credo che sia importante ritagliarsi il proprio spazio e fare rete. Anche se i social spesso mi scoraggiano e negli ultimi tempi ho permesso loro di avere la meglio.
Il percorso continua
Due anni fa ho scelto di iniziare questo cammino grazie anche al Plastic Free July, con un approccio molto graduale e senza ansie.
Sono partita cauta, raccontandomi prima con la newsletter mese dopo mese e in parallelo anche sul blog. Non volevo partire presa dall’entusiasmo e poi magari tornare sui miei passi.
Ho scelto e sto continuando a scegliere di ridurre il mio impatto in un modo che possa essere sostenibile per me e per la mia routine.
Da adesso in poi continuerò così, cercherò di migliorare sempre, con tranquillità e senza ansia. Quello che 12 mesi fa ti dicevo che non riesco a fare in parte è ancora tale per gli stessi motivi. Però qualcosa è cambiato, come avrai capito leggendo l’aggiornamento di oggi.
Sono lontana dalla perfezione sostenibile, però la mentalità è quella giusta e la direzione chiara.
Ho la fortuna che Ivan mi asseconda, non mi ha ostacolata neanche un istante e anzi, anche lui cerca di tenere questa linea guida.
Non farò un altro aggiornamento l’anno prossimo, perché ormai questa è la mia normalità. Magari fra 5 o 10 anni potremo vedere a che punto sono. Se ancora ci sarà il blog.
E tu? Hai iniziato un percorso simile? Cosa ti riesce più facile, cosa ancora ti blocca?
Raccontamelo nei commenti, ne parliamo insieme! 
Se vuoi restare in argomento abitudini sostenibili e magari trovare degli spunti per iniziare, ti invito a leggere qualche altro articolo:
- 1 ANNO DI ABITUDINI SOSTENIBILI
- 10 MODI PER RIDURRE LA PLASTICA
- SOSTENIBILITÀ IN FAMIGLIA: MISSIONE POSSIBILE
- PLASTIC FREE (JULY) – COME INIZIARE
- CORIPET: RICICLARE BOTTIGLIE RISPARMIANDO
Al prossimo post, intanto ti aspetto su Instagram (@mycurlycolours), su Pinterest e ti invito a iscriverti qui per ricevere newsletter mensile e contenuti speciali.
Un bacio grande
Lara
