Cosa si intende per skin care sostenibile? Quando lo è davvero? Le nostre scelte sono giuste per andare verso una maggiore sostenibilità?
Da qualche mese il tema sostenibilità si è intrecciato a doppio filo con il concetto di ConsapevolBELLezza che porto avanti da anni. Sostenibilità intesa come ridurre plastica e sprechi. Ne stiamo parlando per quanto riguarda le beauty routine, ma anche la casa, le pulizie. Dall’inizio del mio percorso nella mia newsletter ogni mese c’è un breve aggiornamento su come sta andando. Spesso parlo di prodotti solidi, plastic free, che sono alla base di un skin care routine più sostenibile. Almeno in teoria. Oggi prima di continuare questo percorso voglio affrontare meglio l’argomento spiegando il mio punto di vista e il mio approccio a queste nuove abitudini. Credo sia giusto farlo per rendere tutto più chiaro, trasparente e comprensibile.
Cosa significa skin care sostenibile?
Non credo ci sia una sola risposta. Credo che sia un concetto interpretabile. A più livelli. In generale però se si parla di skin care sostenibile si pensa a una routine per la cura della pelle che rispetti la pelle e l’ambiente. E che abbia, su entrambi, il minor impatto negativo possibile.
Da qui si passa all’idea di scegliere prodotti con formulazioni naturali e biodegradabili, packaging minimal e riciclabile, possibilmente senza plastica.
Nella scelta dei cosmetici da usare in una skin care sostenibile ognuno può prestare attenzione ad aspetti diversi. Compatibili con i suoi valori, le sue preferenze e ovviamente le esigenze della sua pelle.
Ad esempio chi abbraccia la corrente vegan cercherà prodotti certificati tali e cruelty free. Per avere una maggiore certezza sulla filiera di produzione qualcuno preferirà acquistare da brand dotati di laboratori, magari piccoli e artigianali. E qualcun altro vorrà trovare delle alternative più sostenibili al supermercato che frequenta, quello in cui fa la maggior parte dei suoi acquisti.
Personalmente uso prodotti naturali da un decennio ormai e lo step successivo ha riguardato l’attenzione maggiore al packaging. Più aumenta la consapevolezza però, più si allarga il discorso e porta a entrare nel dettaglio di altri aspetti. Perché una skin care sostenibile purtroppo non è solo una skin care di prodotti naturali, magari senza plastica.
Naturale vs chimico
Prima di continuare il discorso è importante affrontare una questione piuttosto spinosa nel mondo online. Il concetto di chimico contrapposto a quello di naturale. Alcuni brand si presentano con frasi d’effetto sottolineando che i loro prodotti non contengono ingredienti tossici o dannosi. Oppure con una lista di senza, spesso Parabeni, SLS e SLES, ma con Paraffine, Oli Minerali o Siliconi.
I primi fanno allarmismo, dato che se un prodotto è sul mercato non è tossico. Tendenzialmente diciamo, perché tutto è in divenire e negli anni non possiamo negare che alcuni ingredienti siano stati banditi. Ma, per semplificare, diciamo che far passare una certa produzione come ok e un’altra come dannosa non è corretto.
Chi invece cavalca l’onda delle formule più green e sottolinea che nelle sue referenze non ci siano determinati ingredienti, ma altri ugualmente filmanti o inquinanti lo fa per colpire chi acquista di fretta, senza approfondire. E spesso giustifica la presenza di Siliconi per la loro origine naturale e di Paraffina, perché usata anche in campo medico. In realtà si tratta solo di scuse quando basterebbe ammettere di usare questi ingredienti, perché migliorano la sensorialità del prodotto, spesso hanno un effetto wow illusorio e costano meno di alternative più naturali.
Dall’altra parte qui si ottiene una sorta di semplificazione dove il chimico è il male e il naturale è il bene.
In realtà tutto è chimica, la natura è chimica e con questo torniamo anche al discorso Siliconi, che alcuni brand approvano perché derivano dalla Silice. Ma sono filmanti, idrorepellenti e non realmente trattanti. Oltre che non biodegradabili. Non è corretto neanche contrapporre sintetico e naturale, perché anche nel bio sono ammessi alcuni ingredienti sintetici.
Insomma, ognuno deve valutare per sé essendo consapevole delle proprie scelte. Provando, sperimentando e informandosi. Personalmente preferisco i cosmetici naturali, lo sapete. Li trovo più performanti, ma se c’è chi ritiene lo siano invece le “formule classiche”, ok. Certo, se con quel tipo di skin care deve fare tre maschere alla volta, punturine varie e per una sera senza una routine strutturata il giorno dopo la sua pelle chiede pietà, beh qualche dubbio mi viene. Ma la cosa più importante secondo me è non promuovere un tipo di routine skin care poco sostenibile per noi e per l’ambiente al grido di “Tanto tutto è chimico”. Perché non è corretto.
Se così non fosse alcuni Siliconi non sarebbero stati proibiti da anni dai prodotti a risciacquo oltre una certa percentuale e non ci sarebbe stato neanche il recente stop ai glitter. La Paraffina nelle tubature, per quanto lavorata e raffinata, forse gran bene non fa e si può scegliere altro.
Cruelty freee, vegan, non testato sugli animali
Discorso analogo per il cruelty free. Spesso confuso con “Non testato sugli animali”. Non sono interscambiabili, il primo comprende il secondo, ma è molto più ampio. Ma anche il “non testato sugli animali” apre porte poco felici. Quante volte sentiamo i brand rispondere che in Europa i test sugli animali sono vietati da anni? Anche qui è tutto molto più complicato. In teoria è così, in pratica no. Il Regolamento 1223/2009 che viene sempre citato li vieta, è vero, ma il Reach, che riguarda tutti gli ingredienti chimici, no, anzi li richiede. E purtroppo il Reach prevale sul 1223/2009. In molti Paesi poi i test sugli animali sono ammessi, perciò i brand che hanno un commercio in quei Paesi seguono quelle regole.
E anche la dicitura Vegan OK ha delle insidie. Fondamentale per i vegani, vegano non è sinonimo di naturale o sostenibile. Vegano vuol dire solo che non contiene componenti di origine animale. E non ha a che fare con la sostenibilità o il possibile inquinamento.
In più spesso tutte queste diciture sono segnate sui packaging con semplici simboli, frasi o disegni di coniglietti e foglioline, che non hanno nessuna certificazione, che ne attesti la veridicità. Anche il discorso certificazioni è controverso e spesso ben lontano dal trasparente. Le certificazioni poi sono costose quindi sta a noi capire qual è la verità della produzione del brand al di là della certificazione. E se ci fidiamo, va bene così.
L’impatto sull’ambiente comprende gli animali, il loro benessere e la loro salvaguardia. Oltre che tutto il discorso su alberi e deforestazione. Quindi anche una skin care più sostenibile dovrebbe considerare questi aspetti. D’estate si parla più spesso di oceani, pesci e coralli, interrogandosi sulle conseguenze che i solari hanno sull’ambiente acquatico. Per il resto dell’anno l’argomento è legato più alla moda e al cibo, più che alla cosmesi. Tanto nessuno testa più sugli animali.
Possiamo pensare che sia così o accettare che in teoria è vero, ma in pratica basta un commercio oltreoceano per vanificare quel nessuno. E prestare più o meno attenzione alle nostre scelte in base a quello che sentiamo
Quindi come crearsi una routine più sostenibile?
Abbiamo capito che il mondo della sostenibilità è davvero sfaccettato e anche pieno di insidie. Tanto che è un attimo essere sopraffatti dalla sensazione di impotenza e lasciar perdere, perché tanto non serve. Ma non è vero che non serve! Ogni persona può fare la differenza. E può farla nel suo piccolo, con quello che per lei è giusto e sostenibile. Anche in termini di stile di vita e sensibilità. Si può scegliere di sposare la causa della plastica e cercare di ridurla, di concentrarsi anche sulle formule davvero biodegradabili e perché no, cruelty free.
Scegliamo per noi, un passo alla volta, partendo da quello che si sembra più semplice cambiare. Da quello che ci fa fermare e dire “Basta, devo cambiare qualcosa!”. Senza esagerare, senza voler far tutto subito, perché lo sappiamo, si parte a cento, dopo qualche giorno si è a sessante e dopo un mese a dieci. Per non dire che si molla.
Partiamo da piccoli cambiamenti, vediamo come vanno, se sono sostenibili per noi, se si integrano nella nostra quotidianità. Non andrà sempre bene. Al di là dell’impegno e della buona volontà. Qualcosa andrà storto, non andrà bene per noi. Proveremo alternative e se non le troveremo, vorrà dire che quello resterà così. Miglioreremo altro, dove possibile.
Per me il clic è stato l’eccessivo accumulo di plastica, che troppo spesso non viene riciclata come dovrebbe.
Ridurre la plastica vuol dire scegliere packaging alternativi. Ma anche qui scattano i problemi. Il vetro è un’alternativa più riciclabile della plastica, ma è impatta di più per i trasporti e per la produzione. Se riciclato dimezza l’impatto ma è anche pericoloso da maneggiare durante la skin care routine. Allora l’alluminio potrebbe essere l’alternativa migliore. Non pesa quanto il vetro, ha ottime percentuali di riciclo, ma viene prodotto in Cina per la maggior parte.
E allora limitiamo ancora di più il packaging scegliendo cosmetici solidi.
Ma i cosmetici solidi sono davvero più sostenibili?
Ed ecco la domanda delle domande. Per la risposta torniamo all’incipit di questo articolo con un dipende. Dipende da qual è la nostra idea di sostenibilità. Se siamo in una fase iniziale in cui fare scelte più sostenibili coincide con il ridurre la plastica monouso, allora sì, sono più sostenibili.
Se siamo in una fase più avanzata e ci preoccupiamo dell’impatto della produzione del prodotto stesso e del suo impatto sull’ambiente allora forse no. Perché tante formulazioni sono simili a quelle dei prodotti liquidi. Ma in ogni caso c’è un minore utilizzo d’acqua. Perciò rispetto ai cosmetici classici abbiamo comunque meno plastica e meno acqua. E se siamo a questo livello di consapevolezza, ci può stare un passo in più nell’informarsi e scegliere prodotti che hanno un minor impatto dichiarato e verificabile.
Escluderli a priori, perché tanto per la produzione di tutti i prodotti causa emissioni dannose, è sbagliato. Ed è un concetto che va a braccetto con il pensiero che tanto non serve cambiare le piccole cose quotidiane, perché il danno ormai è già stato fatto.
Vogliamo peggiorarlo ancora? Forse no, ma pensandola in questo modo non andrà diversamente.
E lo dico io che fino a qualche mese fa non mi ponevo nessuno di questi problemi. Quindi capisco quel tipo di pensiero, ma è importante metterlo in discussione. Prima possibile.
Quindi no, i cosmetici solidi non sono più sostenibili in generale, ma possono esserlo rispetto alle versioni analoghe classiche e più di altri cosmetici naturali liquidi. Insomma, peggio non sono e già questo dovrebbe bastarci per pensare di inserirne alcuni nelle nostre beauty routine.
La mia skin care più sostenibile
Come ho già detto più volte sono all’inizio di un nuovo percorso più sostenibile. Ma continuo il mio viaggio tra i prodotti naturali ormai da dieci anni. Per me una skin care più sostenibile ha formulazioni naturali, è adatta alla mia pelle, ha meno plastica e meno packaging. Possibilmente riciclato o riciclabile, quando presente. Sempre sperando che l’impianto addetto al riciclo abbia poi i mezzi giusti per trasformarlo.
Per questo ho inserito tanti prodotti solidi nelle mie routine quotidiane e voglio continuare a farlo. Non uso però solo quelli. Continuo a scegliere prodotti viso e corpo senza Siliconi, Oli Minerali e Paraffine. Ma voglio informarmi ancora meglio su alcuni ingredienti secondari, passatemi il termine, che finora non ho approfondito. Per capire se e quanto influiscono sulla biodegradabilità.
Questo è il mio approccio generale. In divenire. Oggi una skin care più sostenibile è quello che ho appena detto, più avanti magari sarà altro. Ascolterò sempre con piacere i dettagli di produzione dei brand artigianali che li raccontano e se scoprirò aziende più sostenibili, certificate o meno, sarà un piacere provarle.
Cercherò di saperne di più, senza farmi sopraffare e senza pensare che sia tutto inutile.
A lunedì prossimo con un nuovo articolo a tema sostenibilità e per chi ne ha voglia i commenti sono aperti per un confronto.
Se invece volete restare in argomento sostenibilità, ma senza parlarne con me, vi invito a leggere alcuni degli ultimi articoli :
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Un bacio grande
Lara